Un viaggio che non promettiamo breve, oggi e domani.
Partecipare alla manifestazione sbagliata del movimento sbagliato può portare all’incriminazione. Ma anche solo scriverci su un articolo (come è successo a Davide Falcioni). Oppure una tesi di laurea (Roberta Chiroli). Con il movimento No Tav queste cose succedono.
Cosa succederà allora scrivendoci sopra un libro? O suonando alla presentazione del detto libro?
Potrete saperlo domani domenica 6 novembre a Rivalta.
Perché le ance libere del Vostro Affezionato accompagneranno, complici e solidali, la presentazione di Un viaggio che non promettiamo breve – Venticinque anni di lotte No Tav di Wu Ming 1, cantastorie ferrarese (con un piede a Bologna e uno a Trieste) che ha spesso incrociato gli scarponi con le ruote e l’organetto di #2RR.
WM1 mette ordine sulla storia dell’irriducibile movimento usando la tecnica ormai collaudata dell’oggetto narrativo non identificato: accostando storie e Storia, verbali di tribunali, giornali, cartelli stradali, il sole, i temporali, le stelle. Se in Point Lenana la singola storia di Felice Benuzzi era servita a mettere in quadro nientemeno che il Novecento italiano e gli strascichi irrisolti del fascismo, in UVCNPB (mah, ‘sti acronimi…) l’alpinista molotov tenta di rispondere alla domanda “come è potuto succedere che un movimento locale diventasse un caso nazionale per così tanto tempo, e poi perché proprio in Valsusa?” e già che c’è racconta la storia della Valle, dei suoi miti e dei suoi eroi, una storia gloriosa e dolorosa, pesante e tossica, ma capace di tenerezza e limpidezza come solo il vento di valle sa spazzare.
Una storia che osservo e vivo da anni, e che a rileggere tutta insieme, da un occhio esterno professionale ma appassionato (vediamo che ne dirà la Procura di Torino, che sopporta poco la troppa passione), colpisce e imbelvisce.
Già vedere la famigerata bandiera del treno crociato (mirabilmente elaborata da Zerocalcare) sul bianco della storica grafica Einaudi è un magnifico scherzo: perché sull’altare della Grande Opera (ormai resta solo il Buco nell’Acqua della Maddalena) Torino ha gettato all’aria una buona parte della sua storia, l’eredità operaia e antifascista.
A mio modesto parere, una riparazione dovuta, dopo anni di informazione a senso unico e di persecuzione mediatica e giudiziaria.
Mentre scrivo, la Procura ha deciso di sanare l’intollerabile affronto della Primula Rossa Nicoletta Dosio, che pervicacemente rifiuta di sottostare agli arresti domiciliari, oi giache!
09:30Nicoletta tradotta coattamente tribunale da DIGOS .
Continua il presidio in credenza . #notav @notav_info pic.twitter.com/r8GDzD489X— diego fulcheri (@crederci) November 5, 2016
Perciò stasera a Bussoleno, alla prima presentazione di UVCNPB, ci troveremo in tanti altri criminali incalliti, complici e solidali.
E domani a Rivalta se ne riparlerà (e se ne suonerà). E ne riparleremo.
Hasta! E sarà düra!